L’implementazione errata di strategie legate al SEO è molto più frequente di quello che si pensi. Non sono poche le aziende che si sono ritrovate a dover fare i conti con le penalizzazioni Google e con il conseguente peggioramento del ranking.
In questo articolo analizzeremo alcuni degli errori SEO più comuni e le relative soluzioni.
Eccesso di keyword
In passato, quella del “keyword stuffing” (accumulo di parole chiave), era una pratica alquanto comune. Una tecnica di ottimizzazione SEO usata per evidenziare l’importanza di una parola chiave tramite la sua ripetizione per migliorare il posizionamento organico sui motori di ricerca. Ciò comportava l’inserimento di parole chiave anche in contesti non perfettamente correlati con l’oggetto della pagina. Tecnica che ha funzionato fino a quando Google non si è accorto che tale escamotage andava a discapito della user experience ed era un modo per ingannare gli utenti. Nel corso degli anni Google ha costantemente modificato il proprio algoritmo per ovviare a questo problema. Ora, grazie all’LSI (i.e. Latent Semantic Indexing) tale pratica è del tutto inutile. Google è ora in grado di riconoscere i sinonimi e di catalogare ed indicizzare la pagina in funzione del suo reale contenuto e della sua reale correlazione con la ricerca effettuata sul motore.
Se hai farcito il tuo sito con parole chiave sperando di migliorare la sua indicizzazione ti consigliamo di rivedere la tua strategia e di riscrivere i contenuti focalizzando la tua attenzione esclusivamente sulla leggibilità dei testi e sulla loro rilevanza in funzione delle esigenze dei tuoi lettori.
Pagare per i link
I link sono importantissimi per l’ottimizzazione del proprio sito e rappresentano una delle componenti SEO più importanti. La presenza di collegamenti esterni di qualità può influenzare in maniera positiva il posizionamento del tuo sito tra i risultati delle ricerche organiche. Tale consapevolezza spinge molti a comprare link e ad implementare una pratica definita “Black Hat SEO”, ovvero una delle pratiche irregolari utilizzate per ingannare l’algoritmo di Google. Tale strategia può costarti cara e può, quasi sicuramente, farti incorrere nelle penalizzazioni di Google per non parlare della perdita di fiducia nel tuo brand da parte degli utenti.
Trascurare le meta descrizioni
È ormai risaputo che da tempo Google non considera più le meta description come fattore di posizionamento di un sito web. La domanda che ci si pone è, quindi, se valga la pena spendere tempo per ottimizzare le meta description e quali siano i possibili benefici di questa attività.
Gli algoritmi dei motori di ricerca sono ormai così evoluti da consentirgli di capire autonomamente i contenuti del sito e di generare automaticamente una descrizione delle pagine che lo compongono senza il bisogno di attingere dalle meta descrizioni.
Nonostante, quindi, le meta description non hanno più una funzione di ottimizzazione diretta è opportuno dedicare attenzione alla loro creazione.
Google, infatti, utilizza il titolo della pagina web contenuto nel tag “title” ed il meta tag description per generare uno snippet nelle search engine result pages (i.e. SERP) ovvero le pagine dei risultati che otteniamo quando effettuiamo una ricerca. Il meta description assolve, quindi, ad una funzione di carattere pubblicitario. Il testo visibile sui risultati di ricerca può invogliare i navigatori a cliccare sul risultato e approdare sul sito web.
Sito lento
È ormai acclarato che l’algoritmo di Google ha inserito la velocità del sito tra i fattori di ranking più importanti. Un sito lento non solo allontana i visitatori, ma influisce negativamente sul SEO.
Le strategie tese a migliorare la velocità del sito sono diverse; il corretto dimensionamento delle immagini è una di queste. Affidarsi ad un hosting provider dotato di una infrastruttura all’avanguardia è sicuramente un’altra decisione che contribuisce in maniera importante a risolvere questa problematica.