Il diritto ad Internet, inteso come diritto degli individui di accedere alla rete, si concretizza, tra le altre cose, nella possibilità da parte dei fruitori del web di godere di qualsiasi contenuto esso offra.
Concetto chiaro, sacrosanto ma non condiviso da tutti. È notizia recente la volontà da parte del governo Cinese, non nuovo a censure di vario tipo, di imporre un blocco degli accessi individuali alle VPN.
Il blocco dovrebbe avvenire il primo di febbraio del 2018 ed andrà ad interessare gli accessi individuali ai network privati. Sembra che il governo abbia già inoltrato tale richiesta agli Internet Service Provider.
Che la Cina effettui un controllo ferreo su ciò che compare in rete non è notizia recente. Da sempre il governo decide ciò che può o non può essere pubblicato online o visitabile. I milioni di utenti (circa 800 milioni) soggetti alla censura digitale, però, grazie alle VPN riuscivano ad eludere i blocchi ed a godere appieno del World Wide Web. Una sorta, di “fatta la legge trovato l’inganno”. Sfortunatamente pare che tale escamotage, dagli inizi del 2018, non sarà più possibile. Utilizzare una VPN per mascherare il proprio IP e bypassare le rigide norme cinesi non sarà più una soluzione percorribile.
Le compagnie di telecomunicazione statali dovranno garantire tale blocco.
Ancora non sono chiare quali saranno le regole e quali saranno le aziende e gli individui che potranno derogare a tale normativa.
Quali sono i siti non visitabili dalla Cina?
Ecco una lista, non esaustiva, dei siti bloccati da quella che è definita “la Grande Muraglia Digitale Cinese”:
- Tumblr
- Snapchat
- Picasa
- com
- Blogspot
- Blogger
- Flickr
- SoundCloud
- Google+
- Google Hangouts
- Hootsuite
- Baidu
- Yahoo
- The New York Times
- The Wall Street Journal
- The Economist Bloomberg
- Reuters
- LeMonde
- L’Equipe
- Netflix
- Youtube
- Vimeo
- Google News
- Daily Motion
- Wikipedia (solo una parte)
- Wikileaks
- Google Drive
- Google Docs
- Gmail
- Google Calendar
- Dropbox
- ShutterStock
- iStockPhotos