Smartwatch, fitness trackers, frigoriferi smart ed altre centinaia di dispositivi elettronici connessi ad internet sono stati testati e valutati dal garante della privacy. L’esito? Non proprio positivo.
Più del 60% dei dispositivi non hanno superato l’esame del garante privacy. Uno scenario piuttosto preoccupante portato alla luce dal Global Privacy Enforcement Network e che punta il dito contro i produttori di tali dispositivi.
Ecco una sintesi dei risultati:
- Mancanza di informazioni adeguate sulla raccolta, gestione e comunicazione a terzi dei dati sensibili: 59%.
- Mancanza di informativa sulle procedure per la cancellazione dei propri dati dai dispositivi: 72%.
- Scarse informazioni sulla conservazione dei dati: 68%.
Ma non è tutto, alcuni dispositivi hanno dimostrato la totale mancanza di misure di sicurezza; un esempio è la trasmissione non crittata di dati sensibili di carattere medico.
L’indagine condotta dal garante della privacy ha coinvolto anche alcune principali aziende nel settore della domotica. In questo caso i risultati sono stati soddisfacenti. L’informativa relativa alla raccolta, utilizzazione e comunicazione a terzi dei dati personali è gestita correttamente dal 90% dei dispositivi commercializzati.
Un po’ meno soddisfacenti i risultati relativi alla corretta conservazione dei dati (il 20% è carente in questo aspetto). Da rivedere completamente, invece, la gestione della cancellazione dei propri dati dal dispositivo in uso; ben il 90% non fornisce alcuna spiegazione.
Il rischio legato a tali carenze informative e di gestione dei dati potrebbe comportare un calo di fiducia da parte degli utenti sui dispositivi smart con conseguenze importanti su commercializzazione e diffusione.