Il termine cloud computing è ovunque, ma pochi sono in grado di spiegare cos’è il cloud, dove si trova e se lo stiamo già utilizzando. In che modo condiziona il nostro lavoro? E’ davvero un qualcosa di così innovativo? In questo articolo cercheremo di dare risposta a queste domande.
Volendo dare una definizione sintetica possiamo semplicemente dire che il cloud computing è l’erogazione di risorse informatiche come l’archiviazione, la trasmissione dati o l’elaborazione tramite internet. Tramite il cloud computing si possono, ad esempio, utilizzare software remoti installati su un server remoto e salvare i propri dati su di esso.
Cosa non è
Il cloud computing non è il tuo hard disk. Salvare i propri dati sul dispositivo di memoria di massa del proprio PC o eseguire un programma situato sull’HD è considerata memorizzazione locale (i.e. local storage) ed elaborazione dati (i.e. computing).
Un network costituito da un server installato nella propria residenza/ufficio o anche un hard disk collegato alla rete ed adibito al salvataggio ed alla condivisione dei file non rientra nella definizione di cloud computing.
Un network per rientrare nella definizione di cloud computing deve poter consentire l’accesso ai programmi installati o ai suoi dati tramite internet, o comunque deve far sì che i suoi dati siano sincronizzati con altre informazioni presenti sul web. Deve consentire, quindi, la fruizione delle risorse ovunque ci si trovi ed ovunque esista un collegamento internet.
Business cloud
Molte aziende decidono di implementare il cosiddetto SaaS ovvero Software-as-a-service (i.e Software come servizio) dove l’azienda sottoscrive un abbonamento per utilizzare un’applicazione accessibile unicamente tramite internet (Salesforce per il CRM, Google Docs e Office 365 per la gestione dei documenti, ecc).
Esistono poi le PaaS ovvero Platform-as-a-service dove un’azienda crea una propria applicazione utilizzabile dall’azienda stessa.
Non dimentichiamo poi le IaaS ovvero Infrastructure-as-a-service dove alcune aziende forniscono una struttura base che può essere “noleggiata” da altre aziende. Grazie alla virtualizzazione è possibile avere quanta CPU, memoria, spazio disco e schede di rete servono. Su questo hardware virtuale è possibile installare un server e delle applicazioni.
In caso di problemi legati alla rottura di un disco fisico oppure se bisogna eseguire degli aggiornamenti sui server che fisicamente ospitano dati e software ci penserà il fornitore del servizio.
Nonostante alcuni detrattori del cloud computing riscontrino questioni legate ai diritti intellettuali dei dati conservati su storage remoti, alla velocità di banda non ancora all’altezza di un LAN ed a costi di utilizzo del servizio, il trend sembra orientando verso un suo sempre maggior uso.
I dati statistici, infatti, ci dicono che il cloud computing è in continua crescita; se nel 2012 il giro di affari era di 100 miliardi di dollari si stima che nel 2020 salirà a 270 miliardi.