Anche i giganti possono inciampare. La storia del web è punteggiata da imprese famose che hanno cercato e fallito. Siti che, nonostante le migliori intenzioni, hanno fatto la loro comparsa solo per scomparire nel vuoto. In questo articolo, esploreremo i motivi dietro il crollo di cinque siti web famosi.
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Daily Radar
Daily Radar era un portale di notizie focalizzato sul mondo dei videogiochi. Fondato nel 2000, ha chiuso i battenti già nel 2001, cadendo vittima della bolla del punto com.
Sebbene la sua idea abbia continuato a vivere, trovando espressione nel sito britannico GamesRadar, a differenza del suo predecessore, ha ottenuto molto più successo.
Il fallimento del Daily Radar può essere attribuito in parte a pratiche giornalistiche discutibili: critiche eccessivamente negative verso le console di gioco per ottenere visibilità (sfruttando il “link bait”) o recensioni troppo positive per aziende amiche. Un tracollo causato dalla mancanza di obiettività e integrità giornalistica.
Nupedia
Nupedia, simile a Wikipedia, aveva una grande differenza: non permetteva agli utenti di modificare i contenuti, a differenza dell’approccio collaborativo che ha reso grande Wikipedia. In Nupedia, gli articoli erano curati da un numero limitato di collaboratori. L’idea sembrava promettente: “Una Wikipedia affidabile con articoli accurati!” Ma purtroppo, questa impostazione ha portato a pochissimi aggiornamenti, con soli 24 articoli nel 2003. La morale è chiara: i contenuti devono essere aggiornati regolarmente e in modo consistente.
Google Answers
Anche Google ha sperimentato fallimenti, tra cui Google Answers. Era un “Knowledge market” in cui gli utenti potevano richiedere ricerche ad altri utenti pagandoli. Tuttavia, questo ha portato a un aumento inatteso di dati copiati e azioni legalmente dubbie. Il servizio è stato chiuso nel 2006, quattro anni dopo il lancio. Se si propone una nuova funzionalità o servizio, è fondamentale valutare attentamente tutte le possibili implicazioni.
Digg
Digg.com è ancora online ma è molto diverso da quando è stato lanciato. Inizialmente, era una piattaforma sociale simile a Reddit, dove gli utenti condividevano contenuti online. Ma dopo un importante aggiornamento (volto a renderlo simile a Twitter), molti degli elementi social che avevano contribuito al suo successo sono stati rimossi. Una strategia che ha infastidito gli utenti, spingendoli altrove.
L’importante lezione è che non bisogna ignorare le esigenze degli utenti o stravolgere l’identità di un progetto già avviato.
MySpace
Ultimo ma non meno importante, MySpace. Sebbene sia ancora attivo, la sua fama non si avvicina minimamente a quella che aveva nel lontano 2007, principalmente a causa di Facebook. L’errore di MySpace è stato l’inerzia nel cambiamento e l’incapacità di adattarsi ai tempi, non riuscendo a soddisfare le esigenze dei propri utenti.
Per evitare il fallimento, è essenziale adattarsi e innovare, rimanendo sempre al passo con le richieste degli utenti.